Pixel

Pixel e Immagini.

Le immagini digitali sono divise in piccoli taglietti di colore chiamati pixel. Ogni pixel ha un colore solido, sono così piccoli da sfuggire all’occhio umano e messi assieme, in quantità milionesime, formano l’immagine che comunemente siamo abituati a vedere. Se ci avviciniamo allo schermo in modo considerevole, i pixel diventano visibili.

pixel

Pixel come elemento di una immagine.

I pixel sono collocati in pile che chiameremo array, per il computer o qualiasi altro strumento elettronico, è importante localizzarli. Di solito la posizione orizzontale dei pixel individua un asse che chiameremo x mentre i pixel disposti verticalmente individuano l’asse ortogonale che chiameremo y. Grazie a questi due parametri è possibile identificare qualasiasi pixel sulla nostra immagine.

Come detto precedentemente, i pixel hanno un colore solido. Variazioni di colore o textures non sono permessi all’interno dei pixel. Il termine è la risultante tra pix ( picture = immagine ) ed el ( element = elemento): si deduce quindi che pixel sta per elemento dell’immagine. I pixel da un punto di vista tecnico non sono altro che numeri digitali, non diventano colori finchè non abbiamo di fronte uno strumento di visualizzazione come una tv o un monitor di un computer.

Nel prossimo articolo vedremo la scala di grigi.

 

Immagini Digitali

Immagini digitali e VFX.

Prima di affrontare altri argomenti relativi ai vfx, è meglio chiarire alcuni concetti base riguardo la struttura delle immagini digitali. Vedremo infatti come le immagini digitali sono rappresentate all’interno degli schermi. E’ assolutamente importante capire qual è l’elemento base che caratterizza il digitale perchè il compositore ci lavora constantemente su. Vedremo anche gli altri attributi di una immagine come la risoluzione, l’aspect ratio, e la profondità dei bit. Tutte le immagini spesso vengono esportate in diversi formati e può essere difficile capire quale sia quello giusto da adottare.

immagini digitali

Immagini Digitali e i Pixel.

Le immagini digitali hanno una struttura, si basano su un singolo elemento che viene assemblato in massa per formare la nostra immagine. L’unità base di una immagine è il Pixel. I pixel vengono integrati in più livelli.

Nel prossimo articolo vedremo cos’è realmente un pixel nelle immagini digitali.

 

Compositing a Livelli

Compositing e After Effects

L’altro lato dei programmi di compositing è il layout a livelli, un esempio è After Effects. Il concetto dei programmi basati su livelli è fondamentalmente l’uso della timeline e dei livelli come in Photoshop. Il livello più in alto copre il livello piu in basso. Nel compositing a nodi la timeline e i diversi keyframe non vengono visualizzati contemporaneamente, si dà molta più importanza alla rappresentazione schematica dello spazio di lavoro. Cambia invece workflow di lavoro il compositing a livelli dove si dà priorità al timecode per organizzare il giusto sync dei diversi video. In realtà un compositing a livelli è molto simile a un editing video dove i diversi sorgenti vengono sovrapposti o tagliati e si vede in preview il risultato finale con una qualità più bassa.

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Compositing e Target

In realtà i due approcci hanno un target differente. After Effects nasce come un software di motion graphics dove la maggior parte dei video viene caricata nel software sotto forma di singola traccia; vengono poi aggiunti livelli grafici ( vettoriali e non) e si ha quindi una timeline per spostare i  punti di in/out. After Effects viene comunque utilizzato anche in vfx ma la sua natura non lo rende il compagno ideale. Il compositing a nodi invece porta in secondo piano la timeline perchè lavora generalmente su singoli shot ( divisi in frame ). I livelli sono generalmente più pass (passaggi) di un rendering digitale e hanno medesima durata.  Il lavoro del compositore, infatti, è quello di compositare correttamente i diversi livelli e aggiungere dettaglio per rendere la scena realistica nel complesso.

Due tipi di compositing con molti elementi in comune ma con target leggermente diversi. Nel prossimo articolo vedremo le immagini digitali.

 

Compositing a Nodi

Compositing e FlowGraph.

Il compositing a nodi rappresenta un tipo di compositing caratterizzato dall’utilizzo di nodi rappresentanti ciascuno una fase dell’intero processo di manipolazione. Ogni nodo è connesso a un altro nodo il quale applicherà qualcosa al precedente. Tutti i nodi a cascata rappresentano il grafico di flusso o chiamato semplicemente flowchart, flowgraph.

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Vantaggi del compositing a nodi.

Nell’immagine in alto, notiamo come due diversi nodi, rappresentanti ciascuno un file sorgente, vengono combinati mediante un altro nodo. Il gran vantaggio di lavorare con il compositing a nodi è quello di avere totale controllo visivamente su quello che succede, a step. Basterebbe scollegare in serie, dall’ultimo al primo nodo, per vedere nuovamente la nostra immagine di partenza. Ogni nodo può essere aperto per controllarne le caratteristiche: nell’esempio sopra il nodo idisplace avrà diversi parametri da configurare per ottenere l’immagine sulla sinistra. Un grande vantaggio del compositing a nodi consiste nella grande lettura da parte di un essere umano. Se consideriamo grandi shot in cui ci sono centinai e centinaia di nodi, diventerebbe davvero impossibile capire dopo qualche giorno dove si trova quel nodo che abbiamo creato giorni addietro. Fanno parte del compositing a nodi software come Nuke, Fusion, Shake. Ad opporsi al compositing a nodi c’è invece quello a livelli, a ricordarcelo di pensa After Effects che citeremo nel prossimo articolo.

Nel prossimo articolo vedremo: Compositing a Livelli

 

Software di Compositing

Software di Compositing : le basi.

Gli effetti visivi di cui abbiamo parlato nei precedenti articoli vengono tutti riprodotti utilizzando software ma la domanda sorge spontanea: come è possibile realizzare cosi tante cose con un solo software di compositing? In realtà i software di compositing fanno ben oltre le semplici operazioni, sono una sorta di toolbox con tantissimi strumenti utili per i vari casi, combinati tra loro fanno di tutto. I tool principali sono quelli dedicati al keying (buco) del bluescreen/greenscreen, correzione colore, animazione, tracking, morphing e blending tra immagini 2d. Tutti i software di compositing generalemnte permettono di vedere le nostre immagini a step, applicando pian piano tutti i filtri ed effetti di cui abbiamo bisogno; da una preview generica ci portano pian piano verso il rendering definitivo esportabile in differenti formati.

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Software di compositing : Hardware vs Software.

I software di compositing, in ogni caso, differiscono per la quantità dei tool che posseggono e sopratutto la lorò qualità. I migliori software di compositing ovviamente sono quelli che ci permettono di ottenere il miglior resultato nel minor tempo possibile e tutto questo è possibile grazie ad algoritmi e studi approfonditi condotti da ingegneri delle diverse case di produzione software. Alcuni software hanno tool di morphing e altri no; alcuni hanno tool molto potenti sul rotoscoping, altri permettono semplicemente di discegnare una maschera. Di solito tutti i software di compositing hanno in comune la capacità di aggiungere plugin per aumentarne le funzioni. Cosa non da poco considerando che poter aggiungere funzioni ad un software consente agli sviluppatori esterni di poter integrare proprie soluzioni di resolving. I plugin sono cosi importanti che spesso una suite di plugin puù costare anche di più del software di compositing stesso.
I software di compositing possono essere divisi in due grandi fasce. I primi sono i software di compositing di medie grandi dimensioni e solitamente hanno hardware dedicato con software scritto esclusivamente per funzionare su determinate macchine, parliamo di Flame, Inferno, ecc. I secondi invece sono quelli di uso comune, scritti per poter girare su macchine con hardware discreto e giusti drivers, parliamo in questo caso dei conosciutissimi Shake, After Effects, Fusion, Nuke,ecc.
I sistemi hardware di solito costano migliaia e migliaia di dollari ma sono legati ai tempi di produzione: negli effetti visivi la velocità costa! I sistemi desktop invece costano molto meno, una singola workstation con relativo software può costare meno di 10000 euro. Sia i sistemi hardware, sia quelli desktop possono distribuire il carico di lavoro su più macchine, la quale rete prende nome di render farm. Non si tratta altro che di rack e rack di computer posti in stanze, i quali renderizzano i diversi frame in uscita per ridurre i tempi di calcolo. I software di compositing moderni hanno tutti una GUI, una interfaccia grafica per intenderci, dove tutti possiamo cliccare bottoni e pulsanti e fare le cose in modo rapido. Alcuni sistemi pero funzionano solo via riga di comando senza interfaccia grafica e molto spesso le render farm vengono gestite così. Un altro fattore da considerare è anche l’avvento delle utime soluzioni di programmazioni di Nvidia, Cuda. Cuda ha rivoluzionato il calcolo parallelo permettendo ai software di compositing di renderizzare usando la scheda video invece della cpu. E’ importante capire come la velocità influenza i costi e sopratutto l’investimento in determinate tecnologie.

Software di Compositing : Cuda e Iray

Nell’ultimo film di Michael Bay disponibile ad oggi “Transformers 3″ molti immaginavano un intero rendering basato su nurbs e Renderman ( software sviluppato dalla Pixar) ma in realtà il film è stato renderizzato usando un motore diverso ” Iray” utilizzando Cuda su Workstation Nvidia. Poligoni allo stato puro.

Nel prossimo articolo vedremo il  compositing a nodi

 

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Giovanni Di Grezia