Colori Indicizzati e CLUT.
La grandezza di una immagine RGB può essere ridotta notevolmente convertendo la stessa in una immagine con colori indicizzati. Il computer inizialmente fa una analisi di tutti i colori nell’immagine e ne sceglie soltanto 256, i quali sono i colori in media più utilizzati su tutta l’immagine. A questo punto, il software creare due “immagini”. Con 24 bit, in 3 canali, l’algoritmo crea una mappa di colori chiamata LUT ( Look-Up-Table ) contentente i precedenti 256 colori trovati; con un canale da 8 bit invece crea una mappa di indicizzazione: questa farà da quida per la ricostruzione dell’immagine definitiva. Ad ogni pixel della maschera di indice viene associato un colore della LUT. Il risultato finale è chiaramente una immagine con 256 colori invece di 16 milioni ma vista da una certa distanza il risultato potrebbe essere molto simile all’originale. Di certo, questo tipo di immagini indicizzate, chiamate anche CLUT ( color Look-Up- Table) sono adatte per il web e per target con un range di colore molto basso. Non sono adatte come autput per la stampa o per rappresentazioni in alta risoluzione. Il processo di CLUT può anche essere un procedimento senza perdita di qualità. Se le immagini sorgenti hanno meno di 256 variaizoni di colori, il risultato finale CLUT sarà più piccolo in termini di dimensioni e conterrà le stesse informazioni.
Conclusioni.
Ricapitolando, le immagini indicizzate o CLUT sono molto utili in ambiti web o grafiche con variaizoni di colori minori o uguali a 256.
Nel prossimo articolo vedremo gli schemi di compressione più diffusi.
sto sfogliando pagine da non so quanto tempo. tutto molto interessante complimenti!
ne approfitto per dirti che cliccando in questa pagina su next si viene renderizzati alla recensione del film John Carter.
ciao Anto, ti ringrazio. purtroppo il next è basato sulla data di pubblicazione. Usa il link a fine pagina per andare oltre (;